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«Tutta la mia vita è impostata sulla sperimentazione in senso globale: non fotografica ma esistenziale»

Fabio Donato si definisce un “reporter della cultura”, testimone privilegiato dei cambiamenti del nostro tempo che approccia alla fotografia e all’arte come strumento di conoscenza della società e delle sue relazioni sociali ed esistenziali.

Il percorso artistico, iniziato negli anni 60 in quel periodo di grande fermento culturale e sociale, matura a partire dalle esperienze del viaggio in India – in cui il media fotografico diventa per l’artista uno strumento di introspezione interiore e contaminazione culturale – e dell’interazione artistica con il Living Theatre a Napoli – che lo ispirerà nel suo percorso di elaborazione di nuovi linguaggi artistici e multimediali. Il suo lavoro, sedimentato lungo cinquant’anni di attività, può essere approfondito attraverso due specifiche prospettive: il “viandante tra le arti” che indaga l’evoluzione dei linguaggi artistici attraverso gli incontri/dialoghi con i principali esponenti delle avanguardie dal ‘70 ad oggi e la ricerca di una propria poetica visuale con cui indaga la dimensione esistenziale dell’individuo contemporaneo ed il rapporto con l’alterità, raccolta nelle opere del ciclo tempo/movimento/soglia.

Viandante tra le arti

«Le immagini hanno la forza di denunciare i grandi drammi sociali e di rappresentare l’evoluzione del pensiero contemporaneo. Le foto dei piedi di adolescenti indiani, oggi esposta al Museo della Metropolitana di Napoli, ancora si mostra con la sua carica evocativa di un divario tra benessere e povertà sempre più attuale così come gli scatti con l’artista tedesco Joseph Beuys, conosciuto a Dusseldorf all’accademia dove insegnava, rappresentano per il fotografo non solo l’incontro ma anche momenti di forte condivisone politica e sociale».

Tempo Movimento Soglia

“Il Living Theatre ha rivoluzionato i linguaggi teatrali, l’interazione tra attori in scena e pubblico in platea che diventavano un unico linguaggio dello spettacolo, ponendo le basi per un nuovo paradigma sociale dell’arte. Ha aperto la strada ai media digitali, ai social, al selfie, all’approccio spontaneo e disordinato di tutti i media che oggi caratterizza l’era della transizione digitale, in cui prevalgono nella fotografia e nella creatività la dimensione digitale e la compartecipazione”

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